Comunità di Scansano ( sec. XIII - 1861 )

Tipologia: Ente

Tipologia ente: Preunitario

Profilo storico / Biografia

La prima attestazione documentaria di Scansano risale al 1188 (una bolla di papa Clemente III), e nel 1274 il borgo entrò a far parte del ramo di Santa Fiora degli Aldobrandeschi. Questa nobile famiglia toscana controllava gran parte della Maremma: Scansano era un piccolo centro di collina dedito soprattutto all’agricoltura di sussistenza (cereali, vite, olivi) e alla pastorizia. La sua posizione strategica sulla dorsale collinare (al confine tra le fertili pianure costiere e le montagne interne) lo rese oggetto di contese con i vicini repubblica di Siena. Nel 1330 le truppe senesi saccheggiarono Scansano con un assalto «a sacco e fuoco», distruggendo il castello di difesa; solo nel 1331 il borgo fu riconsegnato agli Aldobrandeschi, ma «smantellato, atterrato la Rocca e riempiti i fossi» dai Senesi. In questo periodo Scansano rimaneva un agglomerato rurale con pochi abitanti, dominato da un’aristocrazia locale che gestiva le terre e dalla famiglia feudale.

  1. Dominio degli Sforza (1439–1615)

Nel 1439 la contessa Cecilia Aldobrandeschi di Santa Fiora sposò Bosio di Muzio Attendolo Sforza (fratello del duca Francesco Sforza di Milano) e con lei portò in dote il contado di Santa Fiora, che comprendeva anche Scansano. Così il borgo passò al dominio degli Sforza di Santa Fiora, che ne tennero il controllo per quasi due secoli. Sotto gli Sforza Scansano rimase essenzialmente un centro agricolo montano: le terre allodiali producevano soprattutto cereali (all’epoca circa 80 moggia di grano all’anno, ossia \~380 quintali) e una modesta quantità di vino e olio, garantendo rendite annue di qualche migliaio di scudi. Nonostante il lungo periodo di pace relativa, la cittadinanza scansanese restava soggetta al sistema feudale: viveva tra piccoli villaggi rurali (come le vicine frazioni di Montorgiali, Montiano, Montopò, ecc.) e i borghi di fonditori di legna e prodotti agricoli, sotto la giurisdizione dei signori locali. Nel XV secolo gli Sforza migliorarono le difese del borgo, rinforzando mura e torri; rimane ancora oggi visibile la Porta Grossetana occidentale, ricostruita nel XVI secolo.

Nel 1616 (secondo alcuni documenti 1615) la situazione finanziaria degli Sforza si fece critica. Il 12 gennaio 1616 il duca Alessandro Sforza di Santa Fiora vendette il feudo di Scansano (insieme a Pomonte) al granduca Cosimo II de’ Medici per 215.000 scudi. Con questo atto il borgo entrò definitivamente nel Granducato di Toscana, pur mantenendo molti privilegi locali. Nei decenni successivi i Medici rafforzarono il loro simbolo sul territorio: ad esempio fra il 1617 e il 1619 fu collocato lo stemma dei Medici sopra la porta di accesso al centro storico. La popolazione scansanese, pur sotto un nuovo dominio, continuò a vivere di agricoltura secondo i tradizionali rapporti mezzadrili: scarsi traffici commerciali attraversavano queste zone remote, mentre le campagne erano spesso soggette a malaria nelle pianure adiacenti (come presso Grosseto).

Nel 1635 il granduca Ferdinando II de’ Medici formalizzò una donazione feudale di Scansano al fratello Giovan Carlo de’ Medici: il borgo divenne quindi feudo personale di un membro della famiglia granducale. Questa cessione interna alla famiglia Medici ebbe più valore simbolico che pratico, ma certificò la fine del dominio degli Sforza su Scansano e consolidò l’appartenenza al Granducato di Toscana. Durante tutto il XVII secolo la vita quotidiana rimase legata alle stagioni agricole e alla piccola economia di sussistenza; eventuali matrimoni, lotte di potere o carestie locali non vennero quasi registrate, segno della relativa marginalità del borgo. L’area territoriale scansanese restava composta da colline boschive e macchie di roccia, con al massimo qualche mulino ad acqua e rive di animali.

  1. Lorena e riforme leopoldine (XVIII secolo)

Con la morte di Gian Gastone de’ Medici (1737) il Granducato di Toscana passò agli Asburgo-Lorena. Nel 1738 Scansano entrò quindi sotto la sovranità dei Lorena, che conservarono l’organizzazione preesistente. L’influenza illuministica del Granduca Pietro Leopoldo di Lorena (r. 1765–1790) portò alla riforma complessiva degli enti locali toscani. Tra il 1770 e il 1780 furono aboliti molti diritti feudali e creati nuovi organismi amministrativi: nell’ambito di queste riforme Scansano divenne sede di podesteria nel 1776 (cioè capoluogo di distretto giudiziario e amministrativo) e capoluogo di comunità nel 1783. La “comunità” scansanese includeva numerose frazioni e castelli vicini (tra cui Montorgiali, Cotone, Montiano, Poggioferro, Montopò e Pomonte), riflettendo il ruolo centrale assunto dal borgo nella geografia politica della Maremma meridionale.

Sul piano socio-economico, il XVIII secolo vide soltanto un graduale miglioramento delle condizioni locali. Le riforme granducali incentivarono l’istruzione e la sanità anche nei borghi interni, ma Scansano rimaneva prevalentemente contadina: i residenti coltivavano comunque cereali, vigne e orti, e allevavano bestiame in modo intensivo (la pastorizia transumante verso l’Amiata era pratica comune). La riforma della viabilità granducale pose Scansano lungo sentieri di collegamento fra le montagna del grossetano e la campagna livornese, ma la paludosa pianura di Grosseto restava inaccessibile d’estate. Proprio la salubrità della collina di Scansano spinse fin dal XVIII secolo all’istituzione stagionale di uffici amministrativi nella vecchia sede provinciale.

  1. Il sistema dell’«estatura» e l’Ottocento

Nel 1787, sempre per iniziativa di Pietro Leopoldo, furono ridefiniti i confini comunali e territoriali: Scansano assunse allora la sua configurazione definitiva. Tuttavia la vera svolta per il borgo si ebbe con l’istituzione del sistema dell’estatura. Già dal Medioevo era consuetudine spostare in estate le aule giudiziarie da Grosseto (che si allagava e soffriva la malaria) a Scansano, situata 500 m più in alto. Dal Settecento in poi questa pratica si stabilizzò: nei mesi estivi gli uffici amministrativi e giudiziari della provincia di Grosseto avevano sede nel borgo di Scansano. Grazie a ciò Scansano divenne uno dei centri più rilevanti della Maremma grossetana nel XIX secolo. Sul piano sociale, l’estatura comportò un notevole afflusso di funzionari, avvocati e cittadini grossetani a Scansano durante l’estate, incrementando vita commerciale e culturale.

Complessi archivistici