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Comune di Bobbio

Comune di Bobbio (1387 - 2000 dicembre 31)

122 unità archivistiche di primo livello collegate

Fondo

Consistenza archivistica: buste 387, registri 318, fascicoli 10

Il fondo dell'archivio storico comunale di Bobbio si compone della documentazione prodotta dalle diverse amministrazioni succedutesi nel tempo a partire dal XIII secolo e fino agli Ottanta circa del XX secolo. La documentazione è descritta in dettaglio nelle diverse serie documentarie.

Storia archivistica:

Per delineare la complessa storia dell’archivio del comune di Bobbio è necessario anzitutto soffermarsi sui diversi interventi eseguiti sulle carte tra il XIX e XX secolo:

- inventario sommario realizzato intorno al 1820;
- riordino e inventariazione nel 1831;
- riordino e inventariazione all’inizio del XX secolo;
- tentativo di riordino e inventariazione nel 1930 circa;
- riordino e inventariazione sommaria eseguiti da Giuseppe Plessi nel 1953;
- riordino e inventariazione a cura di Paolo Castagnoli nel 1965;
- revisione di quest’ultimo a cura di Paola G. Agostinelli ed Elena Nironi nel 1999.

Così Giuseppe Plessi scrive in merito agli interventi di riordinamento precedenti:

“Il primo di cui resti traccia avvenne alla fine del XVIII secolo, durante la ristrutturazione politico-amministrativa di Bobbio, passata insieme con l’Oltrepo Pavese agli Stati Sardi in seguito al trattato di Aquisgrana. Di esso però nulla può dirsi, perché forse rimase interrotto e certo fu frustrato dalla sopravvenuta invasione francese, con le lotte e i disordini che ne seguirono e con l’incuria delle amministrazioni bonapartiste.
Il primo di cui resti traccia avvenne alla fine del XVIII secolo, durante la ristrutturazione politico-amministrativa di Bobbio, passata insieme con l’Oltrepo Pavese agli Stati Sardi in seguito al trattato di Aquisgrana. Di esso però nulla può dirsi, perché forse rimase interrotto e certo fu frustrato dalla sopravvenuta invasione francese, con le lotte e i disordini che ne seguirono e con l’incuria delle amministrazioni bonapartiste. In un inventario sommario, redatto presumibilmente da uno studioso intorno al 1820, si incontrano annotazioni circa lo stato endemico di disordine dell’archivio e sono mossi gravi appunti alla irresponsabilità di sindaci e segretari.
Nel 1831, in seguito a disposizioni impartite in merito dal restaurato governo sabaudo, fu compiuto un secondo riordinamento, di cui resta traccia in un inventario redatto in forma ufficiale, dalla cui incompletezza e indeterminatezza si ha la misura della incompetenza di chi fu addetto a quel lavoro. Un terzo riordinamento fu compiuto all’inizio di questo secolo, ai sensi del Regolamento per la legge comunale e della circolare 10 marzo 1897 n. 27100-2 del Ministero dell’Interno, sulla base della suddivisione in quindici categorie. Si può agevolmente comprendere con quale rispondenza alla fisionomia originaria delle serie vi si potessero sforzare documenti prodotti in epoche e in temperie amministrative molteplici e lontane. Eppure su questa via si mise poi, nel 1948, anche l’Ottolenghi, che dichiarò tale suo proposito nella lettera di accettazione dell’incarico di riordinare l’archivio, inviata al commissario prefettizio di Bobbio il 27 agosto dello stesso anno. Il che spiega ad usura i risultati di quel tentativo. Altro riordinamento, iniziato nel 1930, non fu continuato.
Tutti i rimaneggiamenti predetti ottennero soltanto un accrescersi continuo del disordine e tali smembramenti e ricomposizioni arbitrarie delle serie, da renderne ora impossibile in molti casi la ricostituzione, anche perché i due inventari sommari sopraccennati si riferiscono ad una situazione già risultante da vari rimaneggiamenti e quindi ben lungi dalla struttura originaria”.

Incaricato della Soprintendenza dell’Emilia Romagna tra il 17 e 23 dicembre 1953 per accertare lo stato di disordine e incuria dell’archivio, Plessi descrive le condizione del fondo al momento della sua ricognizione:

“La visita si protrasse più del consueto, in quanto, per un orientamento anche sommario sulla consistenza e sulla composizione dell’archivio, era necessario procedere ad un riordinamento almeno parziale di buste, registri, documenti sciolti, che giacevano in caotico disordine, sparsi sul pavimento, sui tavoli e sulle , coperture degli armadi, mescolati a stampati fuori uso e a carta straccia.
Da notizie e documenti, forniti dagli amministratori comunali, risulta che tale situazione risaliva a molto tempo addietro e che i recenti avvenimenti bellici e postbellici l’avevano notevolmente aggravata. Nel 1948 il Commissario prefettizio Dr. Giuseppe Ranieri constatò:

« che le condizioni dell’Archivio comunale… erano veramente paurose … », che « più che un archivio si sarebbe detto un magazzino di carte e di libri gettati alla rinfusa senza una minima idea di classazione … » e che « … il locale stesso si presentava come un vero e proprio immondezzaio ».

Fatte «smistare alla meglio le carte » dal Segretario pro tempore rag. Bacchini, lo stesso Commissario prefettizio invitò il comm. Emilio Ottolenghi, archivista del Comune di Piacenza « … a prendere visione dell’archivio e a suggerire il modo migliore per riordinarlo ». Ma dopo lunghi sondaggi compiuti da questo, le condizioni dell’archivio non migliorarono, se pure le sue indagini non portarono ad ulteriore disordine.
Comunque da allora nulla fu più fatto. L’attuale Segretario capo, Dr. Tranquillo Musetti, in carica dal luglio 1952, dichiarò di aver dovuto procedere anzitutto al riordinamento dei più impellenti servizi comunali che, in seguito alla guerra e ad un periodo durante il quale non vi era stato un segretario effettivo, versavano in condizioni, se non proprio uguali a quelle dell’archivio, certo simili."

I criteri di ordinamento impiegati da Plessi furono dunque i seguenti:

“Non restava quindi che procedere alla separazione del materiale storico da quello di deposito, raggruppando sommariamente il primo per serie, ove fosse possibile, per analogia di categorie amministrative, ove si trovasse un filo conduttore, e raccogliendo in miscellanee il resto.
Compiuta sommariamente questa prima discriminazione, furono date disposizioni agli amministratori comunali di conservare entro armadi chiusi a chiave il materiale dell’archivio storico; di predisporre al più presto un completo riordinamento del tutto, asportando per prima cosa gli stampati fuori uso e la cartaccia, che vi si trovavano ; di sistemare almeno dentro gli armadi il materiale che allora giaceva a terra e sui tavoli; di vietare l’accesso a chi non fosse qualificato per eseguire ricerche nell’archivio stesso e di sorvegliare chiunque vi fosse ammesso anche con le dovute cautele. Gli amministratori del Comune si impegnarono, oltre che ad osservare le istruzioni provvisoriamente impartite, a procedere al riordinamento generale entro l’anno 1954. Infatti, in risposta a richiesta rivolta dalla Soprintendenza di Bologna al Comune di Bobbio nei primi mesi del 1956, fu confermato che il riordinamento era avvenuto. La Soprintendenza incaricò lo scrivente di compiere una visita di controllo, effettuata il 18 aprile 1956, durante la quale fu constatato che l’Archivio era stato completamente ripulito dal materiale estraneo, riorganizzato nella sua struttura esterna con più opportuna collocazione degli armadi e degli scaffali e con il riordinamento del materiale moderno. Ma la sezione storica era ancora allo stesso punto in cui era stata lasciata dall’ispettore. Fatto rilevare ciò agli amministratori comunali, essi risposero che non avevano trovato persona idonea e che si riprometteva di valersi dell’opera dell’ispettore medesimo, qualora egli fosse disposto ad assumerne l’impegno. Avutane autorizzazione dal superiore Ministero degli Interni, dal 29 agosto al 12 settembre 1956 fu condotto a termine il riordinamento della sezione storica.
Risulta subito che l’Archivio comunale di Bobbio aveva subito gravi iatture per rivolgimenti storici, per vari, successivi trasporti da un edificio e da un locale all’altro, forse per scarti arbitrariamente compiuti e per il poco oculato consenso, concesso in altri tempi, di accedere nell’archivio a ricercatori di documenti, sigilli e francobolli quali, con insipienza pari solo alla mancanza di qualsiasi scrupolo, avevano arrecato al materiale danni neppure approssimativamente determinabili. […]
Risultate vane le ricerche nei registri delle succedutesi amministrazioni di un qualsiasi elemento positivo, che offrisse lo spunto per ricostruire l’archivio nella sua fisionomia storica, fu inevitabile assumere di volta in volta, quale criterio informatore del riordinamento, quello che ogni documento o gruppo di documenti suggeriva come il più idoneo.
CosÌ – come si può desumere dal seguente inventario sommario ragionato – alcune serie hanno potuto essere ricostruite, sia pure con lacune; i restanti documenti sono stati raggruppati in modo da offrire un materiale omogeneo o per branche di attività amministrativa, o per analogia diplomatica di atti. Ove è stato impossibile ricostruire non solo le serie, ma anche le singole pratiche, i documenti sono stati disposti in ordine cronologico. Tale criterio è stato applicato anche per le pratiche che, complete in sé, non formano serie continue. Ora, pur lungi dal riflettere la fisionomia originaria, la sezione storica dell’archivio comunale di Bobbio offre un insieme ordinato e, nei limiti del possibile, organico di documenti, il cui studio può fornire al competente indagatore elementi di non trascurabile rilievo per l’integrazione e la revisione della complessa storia bobbiese […]”.

Le serie individuate nel corso dell’intervento degli anni Cinquanta sono:

  1. Statuti, capitoli e memorie manoscritti;
  2. Statuti, leggi, regolamenti e istruzioni a stampa;
  3. Libri provisionum et ordinationum;
  4. Libri comunitatis Bobii;
  5. Atti o registri dei convocati;
  6. Liber diversorum;
  7. Regi editti;
  8. Manifesti governativi;
  9. Registro confidenziale del sindaco;
  10. Polizia;
  11. Coscrizione militare;
  12. Statistiche;
  13. Disegni;
  14. Varie;
  15. Libri actorum canzelariae;
  16. Copie autentiche;
  17. Verbali e certificati;
  18. Filze di cancelleria;
  19. Registri cronologici degli atti governativi da pubblicarsi;
  20. Lettere e circolari;
  21. Registri di lettere in copia;
  22. Registri contabili;
  23. Mandati;
  24. Somministrazioni militari;
  25. Incanti e deliberamenti;
  26. Libri locationum et aliorum;
  27. Atti comunitativi sottoposti all’insinuazione;
  28. Dazio e dogane;
  29. Octroi;
  30. Ruoli di contribuenti;
  31. Esattoria;
  32. Bilanci;
  33. Documenti contabili;
  34. Cause civili;
  35. Cause tra il Monastero di San Colombano e la Comunità di Bobbio;
  36. Pergamene;
  37. Diplomi e lettere patenti;
  38. Miscellanee;
  39. Opuscoli vari a stampa.

Interventi successivi

L’ultimo intervento degli anni Sessanta, con successiva revisione e integrazione avvenuta nel 1999, rappresenta l’organizzazione e l’ordinamento fisico attuale delle carte.
L’archivio è stato articolato in “parte antica e collezioni” e “parte moderna”.
All’interno della sezione antica parte delle serie documentarie individuate da Plessi sono confluite all’interno di 4 raggruppamenti documentari:

a) Legislazione, governo ed organi deliberanti
I – Statuti
II – Capitoli
III – Libri provvisorum et ordinationum
IV – Libri Comunitatis Bobii
V – Atti o registri degli atti dei convocati
VI – Libri diversorum
VII – Regi editti
VIII – Manifesti governativi

b) Cancelleria e segreteria comunale
IX – Libri actorum canzelariae
X – Filze di cancelleria
XI – Diplomi e lettere patenti
XII – Lettere e circolari
XIII – Registri di lettere in copia
XIV – Atti comunitativi sottoposti ad insinuazione

c) Finanza e patrimonio comunali
XV – Mandati
XVI – Incanti e deliberazioni dei dazi comunali
XVII – Libri locationum et aliorum
XVIII – Dazi e dogane
XIX – Registri contabili e fiscali
XX – Cause civili
XXI – Cause tra il monastero di San Colombano e la comunità di Bobbio

d) Atti vari
XXII – Atti vari

La parte moderna è stata invece articolata in 3 raggruppamenti documentari:

a) Carteggio, suddiviso in 15 serie per affare, simili a un titolario;
b) Registri, suddiviso in 7 serie relative a: delibere del consiglio, stato della popolazione, confidenziali, atti di governo, atti pubblici, liste di leva e liste elettorali.
c) Mappe e disegni.

La mancanza della giustificazione dei criteri metodologici di riordinamento dell’intervento di Castagnoli rende maggiormente complicato comprendere la sedimentazione delle carte e ricondurre la serie del Carteggio alla fase precedente il suo ordinamento, dove sembra essere stata applicata una classificazione “artificiosa” per aree tematiche tipiche di un titolario.

I traslochi
In merito ai diversi spostamenti dell’archivio nel corso del tempo, Paola G. Agostinelli ed Elena Nironi riportano il seguente quadro delle vicende:

“L’Archivio antico era conservato in un piccolo locale appartenente alla Confraternita di Nostra Signora delle Grazie e la sua custodia era affidata al Sindaco pro tempore e al Segretario. Esso era chiuso a “doppia chiave”: una chiave la teneva il Sindaco, l’altra il Segretario e quindi l’Archivio non poteva essere aperto senza la presenza di entrambi. (ndr inventario 1820).
Nel 1812 il dott. Butler, Maire di Bobbio, fece trasportare l’Archivio nel Convento di San Colombano. Nel 1979 il Comune spostò nuovamente l’Archivio Storico Comunale affidandone la custodia agli “Archivi Storici Bobiensi” dell’Istituto dell’allora Diocesi di Bobbio. Si trattava di un affidamento temporaneo ma di durata illimitata, finalizzato ad evitare ulteriori danneggiamenti ad un complesso archivistico già segnato dagli eventi bellici e dallo stato di abbandono in cui si trovava. Negli anni successivi l’Amministrazione Comunale si impegnò a reperire una sede adatta per la conservazione del proprio Archivio Storico; nel 1995, in occasione della riconsegna da parte degli “Archivi Storici Bobiensi”, tale sede fu individuata nel Centro Cultura del Comune.
Oggi l’archivio del Comune di Bobbio è conservato presso il Centro Cultura nel palazzo del Municipio. L’Archivio Storico, oggetto del presente intervento, è custodito in 4 armadi metallici in una stanza adiacente alla Biblioteca."

Oltre alla documentazione presente all’interno degli armadi si segnala anche, nella medesima stanza, la presenza della documentazione del catasto a scaffale e del carteggio amministrativo di fine XIX secolo fino a metà del Novecento in una quindicina di scaffali metallici.

Gli strumenti di consultazione

I due inventari del XIX secolo citati da Plessi sono stati consegnati da Paola G. Agostinelli ed Elena Nironi, nel corso del loro intervento, al personale del Centro Cultura. Oggi sono conservati in una busta denominata “Archivio storico” collocata all’interno dell’armadio di ferro nell’area del reference della Biblioteca comunale. Unitamente a questi, è presente anche la copia cartacea dell’inventario di Paolo Castagnoli e la successiva revisione degli anni Novanta. Gli inventari più antichi benché non siano funzionali a rintracciare la struttura dell’archivio comunale, rimangono testimonianza degli interventi fatti sul fondo documentario e delle poche informazioni che sono giunte fino ad oggi relativamente alla storia delle sue carte, poco indagata anche negli interventi successivi.

Criteri di ordinamento

“Questo per tentare di tradurre in caso concreto la non univocità del vincolo archivistico dando luogo quindi a strutture alternative altrettanto interessanti e significative e che riflettono la storia della sedimentazione delle carte annullando la pretesa che l’ordinamento di un archivio non possa essere che uno” (ndr Ilaria Pescini, Elisa Costa curatrici dell’inventario dell’Archivio preunitario del comune di Castelfiorentino).

Durante l’intervento di riordino e inventariazione tenutosi nel 2024, e conclusosi nel 2025, si è deciso di non movimentare la documentazione, già abbondantemente rimaneggiata e danneggiata nel tempo, preferendo un riordino logico e virtuale. E’ stata posta attenzione, oltre che alle tipologie documentarie rilevate da Plessi, alle cesure istituzionali, fino all’Unità d’Italia e la conseguente unificazione amministrativa del 1865, con la volontà di superare la più recente bipartizione dell’archivio tra sezione antica e moderna.
Le istituzioni individuate sono: Comunità di Bobbio, Podestà (o pretore) di Bobbio, Maire di Bobbio, Provincia di Bobbio e Comune di Bobbio (post unitario) a cui sono state attribuite le diverse serie documentarie per pertinenza ed estremi cronologici. Questi ultimi, considerato lo stato di conservazione del fondo e degli stessi passaggi istituzionali non sono netti, bensì fluidi.
Le scelte compiute sono state operate per salvaguardare la complessità della storia del fondo (e del comune), nei limiti della difficoltà, già evidenziata da Plessi, di ricondurre la documentazione a un ordinamento originario, contemplando allo stesso tempo la necessità di restituire un’articolazione che rendesse possibile la consultazione del materiale d’archivio.
Per la parte più antica dell’archivio, l’organizzazione tra archivio della cancelleria, poi segreteria, e archivio antico individuata all’inizio del XIX secolo, oggi non è riscontrabile con precisione, soprattutto alla luce del diverso ruolo assunto dai cancellieri della provincia.

Si sono inoltre mantenute e denominate “serie particolari”, per la loro omogeneità documentaria e continuità cronologica, le seguenti serie:
- Leva;
- Catasto, demanio e tasse;
- Carteggio;
- Miscellanee;
- Mappe e disegni.
- Opuscoli e materiali a stampa.

Nel corso di questo intervento si è data contezza della documentazione postunitaria conservata nella stanza dell’archivio antico, ovvero carteggio amministrativo novecentesco classificato secondo il titolario Astengo, registri di protocollo e registri delle delibere, mandati e conti consuntivi e dei fondi aggregati dell’Ufficio di conciliazione, dell’Opera nazionale maternità e infanzia (ONMI) e della Pro Loco di Bobbio.
Non sono state rilevate invece in questa fase la presenza e consistenza degli archivi aggregati segnalati dall’ex IBC: Ente comunale di assistenza di Bobbio; Consorzio veterinario; Consorzio ostetrico; Asilo infantile “Umberto I”.

L’odierna numerazione in progressione delle buste è la medesima data durante l’intervento archivistico del 1999, mentre negli anni Sessanta la numerazione asseriva alle singole unità archivistiche.

Scorporamenti virtuali

Carteggio
Le precedenti serie “Elezioni” e “Liste degli elettori” si riferivano esclusivamente alla Provincia.

La precedente serie X “Militare e leva” si componeva di carteggio relativo alla coscrizione militare del periodo napoleonico e alla somministrazione e agli alloggi militari nel periodo della restaurazione del Regno di Sardegna, pertanto sono state attribuite la prima al Maire, la seconda alla Provincia.

La precedente serie XIX “Registri contabili e fiscali” al suo interno si componeva di bilanci, ruoli dei contribuenti, entrate comunali. Si è preferito dare a ciascuna tipologia documentaria la sua organicità e attribuire al periodo istituzionale dato dagli estremi cronologici della documentazione.

Codici identificativi:

  • CA-00000621 | Annotazioni: Identificativo di sistema

Soggetti produttori

Compilatori

  • Inserimento dati: (persona)